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Popillia Japonica: il nemico elegante che sbrana le nostre vigne

Popillia Japonica

Ci sono insetti e poi c’è lei, la Popillia Japonica. Un coleottero piccolo e, diciamolo, pure carino a guardarsi, con quelle elitre bronzee e riflessi smeraldo che sembrano uscite da un gioielliere giapponese. Ma non fatevi ingannare: dietro quel look da samurai ci sta un flagello che danza tra i filari delle nostre vigne come un predatore in abito da sera.

Sì, perché questa bestiolina – arrivata per caso, come spesso accade, nella valigia sbagliata – sta facendo strage silenziosa. Foglie scheletrite, grappoli in affanno, cicli vitali alterati. Una piccola Apocalisse che non fa rumore, ma che in certi territori italiani – Lombardia, Piemonte, Veneto – si sente eccome.

Il danno non è solo agricolo

Non stiamo parlando solo di qualche foglia rosicchiata. La Popillia non ha rispetto: mangia tutto ciò che è verde, con un amore particolare per la vite. Compromette la fotosintesi, debilita la pianta, la espone a malattie secondarie. E il ciclo si chiude: meno energia, meno zuccheri, meno vino. O peggio, vino debole. E nessuno vuole bere un vino che sa di resa.

I rimedi (quelli veri)

Non è facile contenere un insetto che vola, si accoppia di continuo e ha una progenie affamata. Ma oggi, la ricerca e il buon senso agronomico stanno convergendo verso cinque strategie che – se non fanno miracoli – almeno spostano l’ago della bilancia dalla parte giusta:

  1. Trappole cromotropiche a feromoni
    Quelle gialle e verdi che trovi appese come addobbi tra i filari. Non sono souvenir di una festa contadina, ma richiamano gli adulti con odori irresistibili e li intrappolano. Funzionano? Se usate bene, sì. Ma da sole non bastano.
  2. Insetti antagonisti: la bio-difesa intelligente
    Introduzione di nematodi entomopatogeni nel terreno, capaci di distruggere le larve prima che emergano. È come chiamare un killer professionista che lavora sotto traccia. E con discrezione.
  3. Gestione del cotico erboso
    Eliminare l’erba sotto i filari durante la deposizione delle uova riduce drasticamente l’habitat larvale. Semplice, meccanico, ma fondamentale.
  4. Trattamenti larvicidi mirati (con moderazione)
    Interventi a base di Bacillus thuringiensis o azadiractina nei momenti giusti (agosto-settembre) colpiscono le larve senza devastare il suolo. Ma occhio all’uso: troppo, e ci facciamo più male che bene.
  5. Sorveglianza attiva e mappatura GPS
    I vignaioli più smart usano droni e app per monitorare la diffusione e agire in modo chirurgico. Il futuro passa per il digitale anche tra i filari.

Segnalare è vitale

La battaglia contro la Popillia Japonica non si vince da soli. Ogni avvistamento conta. Se sospetti la presenza dell’insetto nei tuoi vigneti o nei terreni vicini, non esitare a segnalarlo.

Puoi farlo tramite il Servizio Fitosanitario Regionale della tua zona o direttamente attraverso il portale ufficiale del Servizio Fitosanitario Nazionale (https://www.protezionedellepiante.it). In alcune regioni esistono anche app dedicate per le segnalazioni georeferenziate.

Una foto, una localizzazione precisa e una descrizione possono fare la differenza tra contenere il problema… o lasciarlo esplodere.

Conclusione: non abbassiamo la guardia

La Popillia Japonica non è un mostro imbattibile, ma nemmeno un fastidio passeggero. È qui per restare, e solo un approccio integrato – fatto di osservazione, scienza e buon senso agricolo – potrà garantirci che nei nostri calici, domani, ci sia ancora il vino che amiamo. Intatto, forte, vivo.

E no, non serve dichiararle guerra.
Basta conoscerla meglio di quanto lei conosca noi.

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